Il verdetto del 6 Ottobre 2015 della Corte di Giustizia Europea, ha dichiarato non più valido l’accordo tra UE e Amministrazione USA sulla gestione dei dati di cittadini Europei nei server presenti sul territorio USA, stipulato nel 2000 sotto il nome di Safe-Harbor.
Questo importante verdetto, che potrà avere grossi impatti sulle relazioni politiche e commerciali fra UE e USA, è dovuto alle regole USA sulla privacy, meno stringenti di quelle Europee. Inoltre le rivelazioni del 2013, da parte di Edward Snowden sull’operato della NSA (National Security Agency), hanno minato il precedente rapporto di fiducia. Sono certamente presenti anche motivazioni commerciali e non è escluso che da parte USA possano essere emanate delle regole ritorsive, creando un conflitto che non giova a nessuno.
Le implicazioni della sentenza sono numerose, ma non ritengo utile affrontarle prima che venga fatta un po’ di chiarezza. Ora la notizia più importante per gli utenti di aKite Europei è che i loro dati sono da sempre ed esclusivamente all’interno della comunità. Utilizziamo Azure, il Cloud di Microsoft, dal datacenter di Dublino mentre le repliche continue sono eseguite su Amsterdam. Microsoft crea almeno due datacenter per ogni continente in modo da proteggere l’operatività anche in caso di disastri naturali, ottimizzando le prestazioni e senza derogare dalla territorialità.
La nostra scelta ha due motivazioni. La prima sono le regole europee sulla privacy che ancora prima del recente verdetto facevano preferire la soluzione dentro ai confini della UE. La seconda è la riduzione dei tempi di latenza, cioè il ritardo fra l’invio di una domanda e la ricezione della risposta. I segnali elettrici viaggiano alla velocità della luce: elevatissima ma non infinita. La differenza fra un ritardo di 50 o 500 msec (millesimi di secondo) non è facilmente avvertibile, ma se si somma 10 volte per altrettante richieste in blocco, allora l’esperienza dell’utente passa da buona a pessima.
aKite è stato progettato per visualizzare le informazioni e i report con il minor numero possibile di richieste e risposte. Nei primi negozi attivi negli USA e in Asia abbiamo verificato buone prestazioni e la speranza è di continuare a servirli da un unico datacenter in Europa per le economie di scale consentite dalla nostra progettazione multi-tenant (forte condivisione di HW e SW). Nel caso di una ritorsione USA, sarebbe più complesso e meno economico gestire da un secondo datacenter USA decine di negozi di una catena italiana, cosa che invece le norme Cinesi impongono già oggi, in modo simile alle ultime evoluzioni Europee.
Ogni medaglia ha un diritto e un rovescio.
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