L’Economia Circolare ha l’obiettivo di migliorare la sostenibilità ambientale attraverso la riprogettazione di processi e prodotti, il loro riutilizzo ed il riciclo alla fine del ciclo di vita, riducendo al minimo il consumo di nuove materie prime ed energia. Quello che segue è parte del diagramma disponibile nel sito della Fondazione Ellen McArthur https://www.ellenmacarthurfoundation.org da tempo in prima linea su questo argomento.

Un analogo ente Italiano è l’ASVIS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile) http://asvis.it/

 

Estendendo la panoramica, il concetto di Benessere Equo e Sostenibile (BES) è applicato anche nell’ordina-mento Italiano (legge 163/2016 di riforma del bilancio dello Stato) per superare il PIL quale indicatore del benessere. Il PIL infatti non registra moltissimi fattori che migliorano il benessere come stili di vita, cultura, bellezza … o lo peggiorano, come esaurimento delle risorse naturali, inquinamento, malattie …

http://www.senato.it/application/xmanager/projects/leg17/attachments/documento/files/000/028/715/Il_benessere_equo_e_sostenibile_Dossier.pdf

 

Il ruolo del Retail

Il ruolo della Produzione è fondamentale nel passare a prodotti e processi maggiormente sostenibili, ma quello del Retail non è da meno, specialmente nella raccolta dei prodotti usati (Collection) per la condivisione (Share) immediata o previa manutenzione e riuso (Reuse/redistribute) di prodotti ricondizionati a monte (Refurbish/remanufacture), riducendo lo spreco di materie prime e l’esaurimento delle discariche.

L’affitto o l’acquisto di prodotti usati porta direttamente ad un minor impatto ambientale anche per quelli non espressamente progettati per la sostenibilità. Più elevato è l’utilizzo durante tutta la vita utile, minore è il numero di esemplari prodotti e infine mandati in discarica.

Se il riutilizzo e riciclo dei prodotti rimanda i meno giovani al dopoguerra o alla civiltà contadina, va notato che la crescente sensibilità ambientale sta portando ad un ritorno di atteggiamenti che sembravano tramontati per sempre. Da qualche anno alcune celebrità di Hollywood e alcuni strati della società Californiana o di New York ritengono “cool” riparare scarpe, borsette e vestiti contribuendo al rifiorire di artigiani. Le doggy-bag dove vengono riposti gli avanzi di un pranzo al ristorante si stanno diffondendo sempre più.

Gli esempi di Retailer internazionali attivi in questo campo è già piuttosto lungo, con format e idee in rapida evoluzione. Un esempio è Le Tote https://letote.com/ che affitta dei set di abbigliamento coordinati e coerenti con lo stile della cliente e li rinnova periodicamente. Nel caso la cliente si affezioni ad un capo lo può acquistare e trattenere. Ovviamente ad ogni cambio, gli abiti vengo rimessi a nuovo e igienizzati.

L’invito ai commercianti è quello di affrontare questi cambiamenti con curiosità e creatività, guardando agli stili di vita emergenti senza farsi condizionare troppo da quelli che vanno ancora per la maggiore.

 

Come può contribuire l’Information Technology nei Negozi?

Con Internet, il Cloud ed ora anche l’Intelligenza Artificiale, il software sta subendo una profondissima trasformazione che, non a caso, asseconda le idee dell’Economia Circolare in diversi modi. Nei negozi si possono citare le seguenti esigenze:

  1. L’acquisto deve diventare una scelta sempre più informata, per cui il Software deve rendere disponibile un catalogo con le caratteristiche di ogni prodotto in vendita e l’accesso diretto alle informazioni del produttore. Questo catalogo deve essere disponibile in cassa, nei Tablet a disposizioni dei collaboratori, nelle App, nei Chioschi tradizionali e basati su Chat Bot (sistemi che sostengono delle conversazioni intelligenti con i clienti), e molti altri, compresi quelli non ancora inventati.

  2. Il Software deve essere facilmente riutilizzabile ed i dati condivisi, anche al di fuori della catena. Questo richiede un’accurata suddivisione in componenti progettati per la cooperazione, detti anche servizi, evitando antieconomiche e dannose duplicazioni.

  3. Il Software deve essere agile e aperto, capace cioè di adattarsi ai cambiamenti del mercato e capace di collaborare con altri servizi, anche di altri produttori e costruiti con tecnologie diverse: paradigmi sconosciuti nell’IT di qualche decina di anni fa e ora alla base dei servizi software (SaaS) nativi Cloud. L’agevole integrazione con altri servizi di nuova generazione fa sì che si possano affrontare facilmente nuovi scenari. Ad esempio il Click and Collect (ordinare su Internet e ritirare in negozio) richiede un’integrazione stretta e in tempo reale fra online e offline, anche di notte quando i punti vendita sono chiusi.

  4. Il Software deve essere efficiente sia dal punto di vista dell’impiego di risorse Hardware che del consumo energetico. Con i servizi progettati da zero per sfruttare tutte le potenzialità delle moderne piattaforme Cloud, la complessità tecnica viene eliminata dai negozi e spostata sul Cloud. I PC utilizzati in periferia possono essere poco costosi e consumare poca energia. Inoltre di notte possono essere spenti, con vantaggi anche sulla sicurezza. Per contro, molti sistemi tradizionali sono basati su relativamente potenti e costosi server in ogni punto di vendita, accesi 24 ore su 24 per ricevere gli aggiornamenti e comunicare le vendite del giorno prima. Il bilancio tra le risorse utilizzate nel Cloud e quelle risparmiate nei negozi è nettamente positivo. Infatti tra i paradigmi introdotti dal Cloud sono presenti la condivisione delle risorse e l’elasticità rapida. Questo significa che le macchine vengono utilizzate alla massima capacità ed aumentano o diminuiscono di numero al variare del carico di lavoro, eliminando ogni spreco.

  5. Il Software deve incrementare l’efficienza dell’intera catena logistica contribuendo a far arrivare nei Punti di Vendita i prodotti giusti nelle quantità ottimali, senza sprechi e senza eccessivi rischi di non poter esaudire tutte le richieste. I prodotti invenduti, quando non direttamente eliminati, sono destinati ad essere scontati e acquistati più per l’affare che per l’effettiva utilità, incentivando lo spreco. Per ottenere questi risultati devono essere disponibili degli algoritmi di previsione delle vendite a livello di singolo articolo in ogni negozio della catena. Il caso Italiano è significativo perché, data l’elevata estensione del paese da nord a sud, si attraversano climi e stili di vita diversi.

aKite, il primo Cloud-native SaaS apparso sul mercato internazionale, applica tutte queste linee guida. E’ quindi un esempio di architettura e funzionalità sinergiche all’Economia Circolare, sensibilità quasi sconosciute nel software tradizionale ancora in uso nella maggior parte dei Punti di Vendita.

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