I clienti sono già da tempo e sempre più in massa su Internet con i loro smartphone, tablet e PC. Inoltre le informazioni commerciali viaggiano tutte su Internet, anche quando a produrle ed utilizzarle sono applicazioni software tradizionali, progettate per guardare più all’interno che all’esterno dell’azienda.

 

Spostare l’informatica sul Cloud, oltre a “regalare” semplicità, risparmio e maggiore focalizzazione sulla propria attività, è una scelta analoga a spostare un centro logistico vicino ai nodi stradali, ferroviari e aeroportuali. La maggiore efficienza si trasforma in vantaggio competitivo e, a volte, anche in nuovi modelli di business.

 

Nel Retail, essere vicini ai propri clienti significa essere raggiungibili in ogni momento e comunicare in modo personalizzato e coerente attraverso qualunque punto di contatto come SmartPhone, eCommerce, web marketing, social network, ecc.: un’esperienza definita “Omnichannel”. Essere vicini ai propri fornitori significa invece scambiare documenti in forma elettronica, riducendo tempi e costi della catena logistica.

 

Il Cloud Computing risulta però complesso e ancora misterioso perché è al tempo stesso il capolinea dell’IT tradizionale e la stazione di partenza di un’informatica completamente nuova. Tra la visione evolutiva e quella radicalmente innovativa, c’è una discontinuità profonda ma invisibile ai più. Ciò è dovuto all’inerzia nei cambiamenti di visione, del tutto normale visto che nemmeno T.A. Edison, un secolo fa, riuscì ad afferrare la discontinuità tra corrente continua e alternata. La seconda rivoluzione industriale decollò solo quando, con la corrente alternata, fu possibile distribuire in rete a lunga distanza l’energia prodotta da grandi ed efficienti centrali, mentre con le prime dinamo a corrente continua le fabbriche erano costrette ad investire in una propria centrale, che pure costituiva un notevole passo avanti rispetto al vapore, ma non sufficiente per cambiare profondamente le fabbriche e la società.

 

Una discontinuità nell’IT sul Cloud sta, ad esempio, nel progettare il software come un insieme di “blocchetti Lego” in grado di combinarsi facilmente fra loro, indipendentemente dal sistema operativo, dalle macchine e dal luogo, scambiandosi dei messaggi simili a mail, attraverso APIs e secondo gli standard aperti dei Web Services.

 

Un’altra discontinuità è il nuovo ecosistema di servizi Cloud integrabili con agilità e fruibili da utenti che condividono le stesse risorse HW e SW (in gergo tecnico multi-tenancy) in modo da usufruire di servizi di alta qualità, in continua evoluzione e a costi competitivi. Ciò è possibile anche per merito dell’elasticità rapida, che permette di acquisire automaticamente nuove risorse nelle ore e nei giorni di punta (la cosiddetta scalabilità) e di rimetterle a disposizione di altri non appena diventano superflue, riducendo costi e impatto ambientale.

 

Multi-tenancy ed elasticità rapida sono 2 delle 5 caratteristiche essenziali del Cloud Computing, ma richiedono una radicale riprogettazione del software.

 

Per mancanza di risorse e di visione, la maggior parte dei servizi attualmente erogati via Internet ha come motore un software tradizionale e per questo si dovrebbe definire Hosting, anche quando ospitato su infrastrutture pubbliche. E’ chiaro che un software tradizionale, oltre che non riuscire a sfruttare i vantaggi di scalabilità, elasticità ed elevato livello di servizio delle moderne piattaforme di Cloud Computing, non può cambiare la sua natura intrinsecamente chiusa, solo per il fatto di venire spostato fuori dall’azienda.

 

Il mondo cambia velocemente e il software deve adeguarsi, ma ogni tanto è necessario smettere di aggiungere pezzi e decidersi a ripartire da zero con concetti nuovi. Continuare ad adattare sistemi nati per un mondo oramai passato è infatti costoso e produce risultati scadenti. Invece per essere un nuova energia di evoluzione anche per i prossimi anni, l’IT per il Retail deve essere progettata espressamente per il Cloud, come è stato, ad esempio, per aKite.

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